La notte tra il 21 e il 22 ottobre di tre anni fa, Nicola Franchini, macchinista 34enne di Iseo, perdeva la vita in seguito a uno scontro fra treni lungo la linea Brescia-Iseo-Edolo gestita da Ferrovienord spa.
Il macchinista era a bordo della motrice nel momento in cui il carro pianale che era stato sganciato, carico di traversine e binari si è mosso travolgendo la motrice e non lasciandogli scampo. Feriti gli altri due colleghi, Francesco Fusari di 32 anni e Sperandio Barcellini di 58 anni.
Ora, dopo tre anni di indagini, il pm titolare ha chiuso l’inchiesta. Quattro gli indagati a vario titolo per disastro ferroviario, omicidio e lesioni colpose: Antonio Verro, 73 anni, e Marco Barra Caracciolo 61, rispettivamente consigliere delegato e direttore generale competente per la sicurezza sul lavoro di Ferrovienord; ma anche Francesco Fusari (manutentore e macchinista) e Sperandio Barcellini (manutentore).
Stando all’accusa, “per colpa grave hanno cagionato un incidente ferroviario di straordinaria gravità” che si è concretizzato nello “scontro tra un carrello motore e un carro pianale “in fuga””: durante il trasferimento dalla stazione di Iseo a quella di Paderno del convoglio, la squadra diretta da Franchini avrebbe deciso di sganciare il carro dal locomotore e proseguire con quest’ultimo verso Castegnato “per liberare il blocco conta assi erroneamente attivato a Paderno, per poi tornare indietro a recuperare il carro, a presidio del quale rimase Barcellini”. Ma “privo di un freno continuo automatico efficiente e non immobilizzato mediante le staffe o il freno a mano, il carro si mise spontaneamente in movimento fino a impattare con il carrello motore in fase di ritorno”. A bordo i due macchinisti, Fusari e Franchini, non informati della sua «fuga». Travolti e schiacciati nella cabina di guida.
Secondo il pm gli indagati avrebbero quindi agito con negligenza, imperizia e imprudenza tali da non evitare la tragedia. I vertici di Ferrovienord non avrebbero approfondito, nel Documento di valutazione dei Rischi quelli connessi «alle modalità di carico delle merci sui carri, di comunicazione tra il personale addetto alle manutenzioni nonché agli eventi di “fuga dei veicoli”, non indicando altresì tutte le necessarie misure di prevenzione e protezione”.
Ma anche i colleghi di Franchini avrebbero alcune responsabilità. Fusari, “non osservando le istruzioni e non utilizzando correttamente le attrezzature e i dispositivi di sicurezza, non ha preservato l’incolumità proprie e dei colleghi”: in particolare, quella notte, con Franchini non avrebbe eseguito le “prove di efficienza, di frenatura, e prima della partenza, del freno continuo automatico di tutti i veicoli del convoglio”. Il Barcellini invece, non avrebbe assicurato “l’immobilità del carro con il freno continuo automatico e l’apposizione di staffe fermacarro o l’attivazione del freno a mano, come invece espressamente previsto nell’ordine di servizio di Ferrovienord spa”.
L'articolo integrale sull'edizione locale di Brescia del Corriere della Sera.