I dimostranti protestano anche contro la riforma delle SNCF, su cui adesso il primo ministro francese pare voglia fare alcuni passi indietro.

In Francia i ferrovieri sono sempre stata una categoria a parte, con privilegi inimmaginabili per gli altri lavoratori, su tutti un'età pensionabile più bassa rispetto alle altre categorie.

Il presidente di ‘En Marche’ Macron ha da sempre voluto cambiare le SNCF, che negli ultimi anni hanno accumulato quasi 50 miliardi di euro di debito e modificare il contratto di lavoro delle ferrovie con i suoi vantaggi.

L'obiettivo, come riportato dal portale di sociopolitica democratica.com in un articolo di aprile, è quello di "trasformare la SNCF in società per azioni e cambiare lo statuto dei ferrotranvieri, oggi tra i lavoratori più privilegiati di Francia.

Aprire alla concorrenza il mercato ferroviario, in realtà, non è fisima di Macron: le direttive dell’Unione Europea, infatti, prevedono che cessino i monopoli del traffico passeggeri, ma la battaglia tra governo e sindacati si sta combattendo più sul piano politico-ideologico che su quello tecnico". 

Un po' come in Italia, anche in Francia è salito il sentimento anti-europeista, che chiede invece concorrenza (a favore degli utenti) anche sui binari, come già accade nel nostro paese con Italo e Frecciarossa in concorrenza quotidiana. In Francia questo non accade. 

Senza contare, infine, i privilegi dei ferrovieri, difficili da mantenere nella Francia del 2018: i macchinisti di SNCF vanno in pensione a 52 anni, un ferroviere non macchinista a 57 anni, non sono licenziabili e hanno diritto a biglietti gratuiti per i familiari, unica cosa che hanno in comune, con molti distinguo, con i colleghi italiani.

La protesta dei gilet gialli è comunque lo sfogo di un malcontento su larghissima scala, scoppiato inizialmente per l'annunciato aumento del prezzo dei carburanti, sempre ad opera del governo Macron. Un "suicidio politico" di cui probabilmente si è già pentito.

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