Probabilmente sì, è impossibile. La richiesta dell'Unione Europea parla del trasferimento del 30% delle merci da gomma a rotaia nelle percorrenze superiori ai 300 chilometri. Il tutto, entro il 2030.

Un piano che, allo stato attuale delle cose, è praticamente impossibile per lo stato delle infrastrutture e degli investimenti nel nostro paese.
In Italia appena il 13% delle merci è trasportata su rotaia (tra i valori più bassi in Europa, fanno peggio solo Cipro, Malta - che non ha ferrovie sul suo territorio! -, Irlanda, Grecia e Gran Bretagna). I paesi del nord Europa e del Baltico veleggiano oltre il 60%.

Oltretutto, secondo i dati Confetra, l'Italia sarebbe l'unico paese che nel primo semestre 2018 ha fatto segnare un bel -0,8% sul trasporto intermodale. I motivi? Carenze di tipo normativo, organizzativo e infrastrutturale.

Un treno, è proprio il caso di dire, che l'Italia sta perdendo clamorosamente: il settore a livello europeo vale circa sei miliardi di euro ed è in continua espansione, con tassi di crescita del 7% annui e 41mila posti di lavoro creati dal nulla in tutta Europa, mentre in Italia arrivano appena le briciole.

Non vogliamo qui tornare sull'annoso discorso TAV e infrastrutture, Torino - Lione e Terzo Valico su tutte. È tuttavia palese che se l'Europa tutta ha preso una determinata strada, l'Italia non sta facendo altrettanto, favorendo ancora una volta il trasporto su gomma e non attuando correttivi per spostare progressivamente le merci dalla strada alla ferrovia.

Il dato di fatto è questo, insomma: l'Europa (sia intesa come Unione, sia come singoli governi statali) sceglie il treno e ci sta investendo, seppur lentamente e progressivamente. E noi? Per ora poco o nulla, ma il futuro è ancora tutto da scrivere.
Ai posteri, l'ardua sentenza.

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