Dal 2007 sia la società Ferrotramviaria che la Regione Puglia avrebbero sollecitato il Ministero dei Trasporti a provvedere allo stanziamento di fondi per ammodernare e rendere più sicuro il tratto di linea tra Andria e Corato, dove il 12 luglio 2016 lo scontro tra 2 treni ha provocato 23 morti e 51 feriti.

E’ questo, stando a quanto ritengono alcuni avvocati, il dato che emerge dall’esame dei nuovi 37 documenti che alla prima udienza del 16 luglio i pubblici ministeri chiesero, e ottennero, di poter far confluire nel già voluminoso fascicolo al vaglio del Gup del Tribunale di Trani, chiamato a pronunciarsi sulle 19 richieste di rinvio a giudizio.

Documenti “nuovi”, depositati nel fascicolo durante la pausa estiva, giacché ulteriori rispetto a quelli che i difensori degli imputati avevano rinvenuto nel fascicolo dopo la formale chiusura della fase delle indagini preliminari.

Lo scorso 16 luglio, in apertura di udienza preliminare, il Gup ha accertato la regolarità delle notifiche della richiesta di rinvio a giudizio dei 19 imputati accusati a vario titolo per lo scontro frontale fra i treni locali “ET1016”, marciante da Corato verso Andria, ed “ET1021”, viaggiante in direzione opposta.

Ricordiamo che l’incidente avvenne, alle 11 al Km 51, nel territorio di Trani, in prossimità di una curva che non consentì ai macchinisti nemmeno di tentare la frenata. Le prime indagini hanno accertato che la velocità dei convogli era di 92 e 100km/h.

Dei 4 ferrovieri a bordo dei convogli si salvato il capotreno del convoglio proveniente da Andria. Oltre ai parenti delle vittime e ai feriti, nell’udienza del 16 luglio hanno chiesto di costituirsi parte civile la Regione Puglia, i comuni di Andria, Corato e Ruvo (che hanno contato vittime, oltre al danno all’immagine), 4 associazioni di consumatori (tra cui il Codacons), 3 associazioni animaliste-ambientaliste e l’Anmil, associazione invalidi e vittime del lavoro. Nell’udienza di oggi è prevista la discussione sulla loro ammissibilità.

L'articolo integrale su La Gazzetta del Mezzogiorno.it.

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