Il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli modera i toni da sempre usati da M5s sulla TAV Torino-Lione.
Alla faccia del dossier contro la TAV presentatogli la scorsa settimana dal Sindaco Appendino, Toninelli precisa: “Quando è nata la TAV se ci fosse stato il M5s al governo non sarebbe mai stata concepita in questa maniera, così impattante, così costosa sarà quello di migliorarla, così come scritto nel contratto di governo. Non vogliamo fare nessun tipo di danno economico all’Italia ma vogliamo migliorare un’opera che è nata molto male”.
Quindi nessuno stop ma al contrario una decisa condanna degli scontri avvenuti in Val di Susa lo scorso weekend: “Le proteste incivili limitano l’espressione delle proteste civili”.
Le parole del ministro gettano nello scompiglio l’M5s torinese, che proprio sul No alla TAV trovava uno dei punti di unione più forti. E così, la prima a insorgere è la consigliera regionale Francesca Frediani che sui social dichiara: “Io comunque rimango No TAV, non Meglio TAV”.
Disappunto viene espresso anche da tutto il Movimento torinese che difende l’azione della Appendino e il dossier contro la TAV, attaccando il commissario straordinario Paolo Foiatta e gli industriali che, nei giorni passati, hanno espresso preoccupazione per la posizione contro la Torino-Lione della Appendino.
Scrivono i consiglieri comunali torinesi: “Per questi motivi diamo la massima solidarietà alla Sindaca Chiara Appendino, che anche nell’ultima riunione di confronto con il comitato No TAV di Torino e cintura, ha ribadito la contrarietà all’opera e si è assunta l’impegno di trasmettere le informazioni prodotte dalla Commissione Tecnica del Comune di Torino sulla linea Torino-Lione al Ministero delle Infrastrutture, nonché la promozione di un incontro con lo stesso Ministro e i Sindaci coinvolti dall’opera”. E aggiungono di essere pronti a portare in Sala Rossa “un documento in cui si chiede al governo la ridiscussione integrale del progetto e, nell’attesa, di sospendere i poteri del direttore generale di Telt, in modo che non possano essere firmati gli annunciati bandi di gara per oltre 5 miliardi di euro che potrebbero dare origine a futuri contenziosi, di sollevare l’architetto Foietta dai suoi tre incarichi e il direttore Mario Virano in quanto nominato nel cda di Telt dal Governo. Inoltre si richiede a RFI un utilizzo diverso dei 1.900 milioni di euro deliberati dal Cipe per la mobilità urbana e interurbana di Torino”.
E ancora aggiungono: “Ancor meno comprensibili ci paiono le dichiarazioni in merito a presunte penali per l’Italia nel caso in cui l’opera dovesse essere sospesa o fermata, o alle asserzioni che affermano un presunto avanzamento dei lavori in Francia, considerato che lo stato francese ha posposto le decisioni relative di sua competenza a dopo il 2038 e che non esiste alcun accordo internazionale sottoscritto dall’Italia nei confronti della Francia o dell’Europa che preveda l’esborso di penali in caso di ritiro unilaterale italiano”.
L'articolo integrale sull'edizione on line di Nuova Società.


