Nei giorni scorsi vi abbiamo dato notizia dell'accantonamento della E.626.006 di TFT auspicando che essa venga salvata.
In maniera molto sorprendente, alcuni lettori hanno espresso disappunto su questa speranza, adducendo come motivazione il fatto che ci sono già, nel parco rotabili storici, molte locomotive appartenenti allo stesso Gruppo.
Eppure, la E.626.006 è una macchina molto diversa dalle altre salvate dalla fiamma ossidrica e merita senza dubbio di esser tramandata ai posteri.
Essa, infatti, viene costruita nel 1927 dopo la ordinazione da parte di FS datata 5 gennaio 1926. Nasce come E.625.006 venendo realizzata dal TIBB di Vado Ligure al costo di allora di 1.440.000 lire.
La data di consegna formale alle Ferrovie dello Stato è nel febbraio del 1928 e solo nel 1940 arriverà la marcatura definitiva come E.626.006.
Essa appartiene a quella che viene definita prima serie, di cui fa parte anche la E.626.005 ferma da anni nel Museo di Pietrarsa, che pur avendo subito radicali modifiche, è con essa l'unica ad aver conservato fino ai giorni nostri la cassa e gli avancorpi d'origine, seppur adattati per l'applicazione degli apparati standard FS.
Insomma, è vero che una ancora esiste ma averne una seconda, così particolare, sarebbe tutt'altro che una cattiva idea, anche in considerazione del fatto che la .001, anch'essa di prima serie e preservata, è stata integralmente ricostruita nel 1947 e non ha più niente di originale.
Per gli amanti dei numeri, attualmente la situazione delle E.626 vede 29 unità esistenti delle quali 8 (in grassetto) atte (Fonte: photorail.it).
E.626.001, .015, .045, .089, .128, .185, .187, .193, .194, .225, .231, .238, .266, .287, .294, .428, .443.
E.626.005, .023, .033, .059, .074, .077, .093, .150, .156, .188, .248, .249.