Dopo la notizia trapelata ieri di un possibile stop alla TAV Torino - Lione imposto dal nuovo governo, sono state diffuse le note circa il coinvolgimento dei lavoratori nell'opera, le spese sostenute e le eventuali penali da pagare in caso di abbandono dei lavori.

Attualmente, secondo quanto appreso dagli organi di stampa, sulla TAV Torino-Lione lavorano circa 800 persone, tra Italia e Francia, nei cantieri, negli uffici della Telt, la società incaricata di costruire e gestire la nuova ferrovia, e in altre società coinvolte nei lavori.

Entro il 2019 è prevista l’assegnazione degli appalti per 81 bandi di gara (43 in Italia) per un totale di 5,5 miliardi di euro. Telt prevede il coinvolgimento di 20 mila imprese, tra appalti e subappalti, e 8.000 lavoratori (diretti e indotto).

Fino ad oggi sono stati già spesi 1,5 miliardi di euro (il 50% a carico della UE, l’altro diviso a metà tra Italia e Francia). Sono stati destinati agli studi e alle attività preliminari e allo scavo di quattro gallerie esplorative, tre in Francia, la quarta in Italia, a Chiomonte (Torino), quest’ultima costata 173 milioni di euro.

Dal punto di vista pratico è già stato scavato anche il 33% dell’ultima galleria ‘geognostica’, tra La Praz e Saint-Martin-la-Porte, in Francia, destinato a essere un tratto della futura maxi-galleria da 57,5 km.

Il costo dell’opera finale, i cui lavori dovrebbero cominciare a inizio 2019, è di 8,6 miliardi di euro (costo certificato da un ente terzo), di cui il 40% a carico della Unione Europa, il 35% a carico dell’Italia, il 25% della Francia.

La penale per la rinuncia all’opera sarebbe di 2 miliardi di euro, anche se il movimento No Tav sostiene che non è prevista se lo Stato porta gravi motivazioni.

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