L'episodio di che abbiamo raccontato oggi, con i pellegrini del treno UNITALSI diretto a Lourdes costretti a proseguire per mezzo di pullman potrebbe essere la classica goccia che fa traboccare il vaso mettendo la parola fine sul trasporto degli ammalati per i pellegrinaggi per mezzo dei treni.
Già, perché a distanza di ore, rispetto a stamattina, vengono fuori altri particolari sul problema incorso al convoglio ieri. Questo perché lo sciopero indetto dal personale delle ferrovie francesi SNCF contro una riforma del settore varata dal governo, c’entra solo fino a un certo punto, visto che la protesta, che durerà per 48 ore, è iniziata solo oggi. Conta di più, a quanto pare, l’indisponibilità delle ferrovie francesi stesse, come notato dai pellegrini rimasti sorpresi di essersi visti negare il transito nonostante l’anticipo di quasi una giornata.
Secondo quanto riferito, il treno dell’Unitalsi, viene infatti considerato ovunque un convoglio speciale, che transita dando la precedenza agli altri treni. Un tempo questi erano limitati solo a quelle veloci, che però si sono moltiplicate con i nuovi mezzi ad Alta Velocità.
Così le fermate sono diventate decisamente troppe (e troppo lunghe), come spiega don Roberto Vesentini, delegato della diocesi di Verona per l’Unitalsi, con un’esperienza ultradecennale nei pellegrinaggi a Lourdes al Corriere della Sera: "La verità è che ci si mette sempre più tempo. Una volta ci impiegavamo diciotto ore, adesso ventiquattro, anche venticinque. Ci fermiamo ad aspettare persino treni merci".
Si tratta, come è facile capire, di tempi eccessivi, frustranti, a maggior ragione considerando che molti viaggiatori devono fare i conti con patologie debilitanti. Il treno, quindi, rischia di non essere il mezzo di trasporto più efficiente. Ecco perché, conti alla mano, ora si starebbe pensando di farne a meno del tutto. "Questo non avverrà subito - prosegue don Vesentini - ma il futuro dei pellegrinaggi sarà legato ad altri mezzi: per noi, pullman e aerei. I primi, finalmente, sono attrezzati per portare persone con problemi deambulatori, i secondi sono sempre più convenienti".
Insomma, ancora una volta un mezzo di trasporto che sarebbe ideale per questa tipologia di viaggi rischia di essere tagliato fuori per logiche incomprensibili da un settore sociale, importante e a suo modo anche redditizio. E se per ogni treno sono necessari 13 pullman è facile immaginare il carico di mezzi sulle strade e il loro impatto verso l'ambiente.
Davvero vogliamo tutto questo?