Nel corso di un convegno all’Unione Industriali di Napoli, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio, interpellato sul Ponte sullo Stretto ha detto: “Per noi il corridoio Napoli-Palermo, incluso il ponte di Messina come ipotesi progettuale, è una priorità”.

“Quando sarà finito lo studio di fattibilità, se saremo ancora al governo apriremo un dibattito pubblico, vedremo il rapporto costi-benefici e noi saremo per metterci i 4 miliardi che ci vogliono”.

“Sul corridoio Napoli-Palermo – ha aggiunto Delrio – il tema è che abbiamo trovato un pasticcio. C’era un project financing che non stava in piedi e cancellato dal Governo Monti e abbiamo dovuto rivederlo”.

E sulla effettiva priorità della realizzazione del ponte sullo Stretto, Delrio chiosa con due parole: “viadotto Himera”. E spiega: “E’ crollato due giorni dopo che sono diventato ministro. Era una cosa evitabilissima, c’era una frana da 15 anni e non è stata fermata. È la fotografia di questo Paese che ha fragilità che vanno curate. Sono medico e un paziente in coma, prima di fargli mangiare una buona fetta di carne, cerco di rianimarlo, gli faccio prima mangiare un brodino. Abbiamo somministrato brodini in molte regioni del Nord e del Sud e riattivato una rete dignitosa per la stragrande maggioranza delle persone, perché il problema vero – ha concluso – è il trasporto del quotidiano, più che dell’alta velocità”.

Subito dopo è intervenuto Maurizio Gentile, amministratore delegato di RFI che dice: “Il ponte sullo Stretto? Dal punto di vista di gestore di un’infrastruttura che deve garantire continuità territoriale, è evidente che sia un’opera sulla quale ci si debba posizionare in termini positivi”.

Gentile preferisce definirlo “collegamento stabile. Perché la parola ponte ci fa immaginare una infrastruttura specifica mentre esistono anche altre soluzioni alternative allo studio. E’ evidente quindi che, se penso all’infrastruttura ferroviaria come parte integrante del corridoio europeo, sia un’opera sulla quale ci si debba posizionare in termini positivi”.

L’unica cosa certa è che “un collegamento infrastrutturale stabile tra la Sicilia e la Calabria prima o poi dovrà essere realizzato. Un ponte o un’altra soluzione tecnica”.

Anche se con molta prudenza, sia l’ad di RFI, Gentile, sia l’ad dell’Anas, Gianni Vittorio Armani, hanno detto che prima o poi la “grande opera sullo Stretto” s’ha da fare.

Più netto Armani: “In Sicilia vivono circa 1/10 degli italiani, e un numero di abitanti pari a tutta la Danimarca: una qualche forma di connessione va pensata”.

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