Il Sole 24 Ore di oggi, scrive che c’è anche RFI tra i soggetti interessati al treno rotaie di Aferpi, a Piombino.
L’operazione, se realizzata, consentirebbe alla società, grande cliente del laminatoio toscano, di diventare quasi autosufficiente nella produzione di binari, grazie all’integrazione del laminatoio con la filiera produttiva interna.
Oggi la struttura di RFI comprende già BFM (Bari Fonderie Meridionali), acquistata nel 2015 e specializzata nella produzione di cuori in manganese per la produzione di scambi ferroviari; altro asset produttivo di RFI è l'officina di Pontassieve (scambi e apparecchiature per i binari).
A Piombino, in queste settimane, il treno rotaie era l’unico impianto funzionante, anche se in maniera discontinua. Da martedì però anche questo impianto si fermerà. Dice Lorenzo Fusco, della Uilm di Piombino: “Abbiamo lavorato un’ultima commessa, quasi tutte rotaie di RFI e qualcosa per le ferrovie svizzere. Non ci sono notizie di ripartenze ufficiali, anche se si parla di un arrivo, tra fine febbraio e inizio marzo, di un lotto da 35mila tonnellate di semiprodotti da lavorare”.
Il laminatoio da circa 300mila tonnellate, al quale lavorano circa 250 persone è il «pezzo pregiato» degli asset della ex Lucchini di Piombino e in questi mesi è entrato nel mirino di altre società (Liberty House, Voestalpine, British steel), quasi tutti fornitrici di RFI.