In merito alla revoca del Cda FS, il deputato del Partito democratico Michele Anzaldi ha inviato una lettera-esposto al presidente dell'Authority dei Trasporti, Andrea Camanzi.

“La revoca del Cda di Ferrovie rappresenta un vulnus amministrativo e istituzionale senza precedenti, sembrano evidenti gli elementi di illegittimità della decisione presa dai ministri Toninelli e Tria. E' opportuno che l'Authority valuti di acquisire tutta la documentazione di questa vicenda, a partire dalla lettera di revoca dei ministri Toninelli e Tria, per verificare eventuali illegittimità e irregolarità, per quantificare eventuali danni alle casse pubbliche e disservizi per l'utenza. L'Authority verifichi anche se questo cambio improvviso e immotivato dei vertici dell'azienda, che lascia i dirigenti senza guida in pieno periodo estivo, non possa diventare causa di disagi per gli utenti”.

“Per procedere alla revoca - prosegue Anzaldi - dell'intero Cda, il Governo ha utilizzato una dimenticata norma mai utilizzata per un'azienda del calibro di Ferrovie, che fattura oltre 9 miliardi di euro all'anno e garantisce il servizio essenziale del trasporto ferroviario. La norma usata è la Legge 15 luglio 2002 n. 145, firmata dall'allora ministro Frattini del Governo Berlusconi per rimuovere i dirigenti pubblici sgraditi al Governo. In meno di 24 ore il ministro Toninelli, che ha proceduto alla revoca con una dichiarazione su Facebook, ha cambiato tre volte versione sui motivi che starebbero alla base della decisione. Prima ha parlato di necessità di puntare di più sui treni locali, poi ha detto di essere stato costretto dall'atteggiamento del Cda e poi ha tirato fuori la questione etica del rinvio a giudizio dell'ad Mazzoncini per una questione che nulla ha a che vedere col suo incarico in Ferrovie. Infine ha dovuto ribadire che il Cda defenestrato non ha commesso 'alcun atto contra legem'”.

“Una confusione sospetta - aggiunge ancora Anzaldi nella lettera a Camanzi - che nasconde quello che appare come l'unico vero obiettivo del Governo: revocare il Cda di Ferrovie per poter procedere a nuove nomine e spartizioni. Se la motivazione della revoca risiede nel rinvio a giudizio di Mazzoncini, perché è stato revocato l'intero Cda e non lui soltanto? Come si può procedere alla revoca di un Consiglio di amministrazione da poco confermato, in scadenza tra tre anni, senza alcuna eventuale valutazione dei risultati ottenuti? Il tutto avviene a danno della continuità aziendale e della gestione di una delle aziende più strategiche del nostro Paese, nel pieno dell'integrazione con Anas che porta esclusivamente benefici e vantaggi per l'utenza. Quanto costa questa revoca decisa senza alcuna giustificazione fondata? Quanto costa il cambio di Cda? Chi paga le eventuali cause dei consiglieri cacciati senza alcuna legittimità?”.

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