È molto forte il grido d'allarme lanciato dal Comitato Pendolari Alto Friuli nei confronti di FUC, dopo i disservizi dei giorni scorsi.
"Le soppressioni sono solo gli ultimi episodi di disservizio che hanno fatto infuriare i pendolari. Dalle lamentele che abbiamo ricevuto da alcuni genitori di studenti-pendolari risulta che dal 2016 il servizio registra un generale sovraffollamento nel corso delle ore di punta, visto che le composizioni dei treni sono formate solo da due carrozze ed a Remanzacco sono già piene, costringendo in tanti a stare in piedi.
Senza contare quanto accaduto il 12,13 e 14 ottobre quando i convogli hanno viaggiato con una composizione ridotta ad una sola carrozza, costringendo in tanti non solo a stare in piedi ma perfino a terra.
Le giustificazioni di Ionico non convincono affatto visto che se il contenzioso pendente con il fornitore Stadler è relativo alla manutenzione dei due treni ATR 110, tale vertenza nulla ha a che vedere col resto del parco rotabile ed in particolare con le vecchie littorine ALn 663, che da oltre un anno vengono utilizzate in sostituzione dei nuovi treni pagati dai Contribuenti della Regione. Il problema riguarda quindi la programmazione delle manutenzioni e delle periodiche revisioni dell’intero parco rotabile di FUC".
Inoltre "da inizio anno sono una decina i macchinisti che hanno rassegnato le dimissioni, passando ad altra Impresa Ferroviaria; entro fine anno le uscite potrebbero aumentare visto che altri due o tre potrebbero andare in pensione, mentre altri sarebbero pronti a fare le valigie ed a passare alla concorrenza dove lo stipendio è migliore e garantito da un diverso contratto di lavoro.
Un danno significativo per l’Azienda visto che formare un macchinista costa denaro e tempo e che ogni uscita determina un impoverimento del patrimonio aziendale. Per coprire i buchi d’organico, pare che FUC ora sia costretta a servirsi di personale distaccato da altre società ferroviarie, nonché della collaborazione di alcuni "pensionati" che svolgono l'incarico di istruttori o altre mansioni di coadiuvamento del personale titolare".
Non mancano poi accenni sulla sicurezza. "La linea Udine-Cividale, a binario unico, è lunga 15 km e risulta sfornita del sistema di sicurezza Scmt (Sistema di Controllo Marcia Treno) presente altresì su tutte le linee nazionali e regionali RFI.
Da tempo la Regione ha finanziato un progetto di oltre 8 milioni per adeguare il sistema di sicurezza della linea, diventato una priorità nazionale soprattutto dopo l’incidente di Manduria che ha evidenziato tutte le pericolosità delle linee a binario unico sfornite del Scmt.
Anche lungo la linea friulana non sono mancati tuttavia preoccupanti episodi di quasi collisione, come quello denunciato sulla stampa a dicembre 2016. E' bene sottolineare che il binario unico non è sinonimo di pericolo se l’infrastruttura risulta dotata del sistemi di controllo e delle tecnologie adeguate, come appunto il sistema Scmt, lo diventa invece se gestita con tecnologie anacronistiche come quella del blocco telefonico.
Anche il legislatore è intervenuto recentemente con il decreto legge n. 50 del 24.04.2017 mettendo a disposizione delle regioni ben 237 milioni del Piano Nazionale della Sicurezza Ferroviaria per la realizzazione degli interventi urgenti di messa in sicurezza delle linee minori.
A fronte di ciò la Regione FVG ha sottoscritto un Protocollo d’Intesa con il Ministero delle Infrastrutture con il quale s’impegna tramite FUC, o in difetto con RFI, a svolgere gli interventi necessari per la messa in sicurezza della Udine-Cividale entro il termine del 31.12.2019.
In particolare, l'intervento riguarda l'adeguamento impiantistico della linea agli standard di RFI e l'attrezzaggio tecnologico della linea con il Scmt, un sistema di sicurezza della marcia dei treni di ausilio al macchinista che fornisce il controllo della velocità massima ammessa, istante per istante, in relazione ai vincoli posti dal segnalamento, dalle caratteristiche dell'infrastruttura e dalle prestazioni del treno, sia in condizioni normali che di degrado.
Il costo dell’intervento è di 8.439.426 €, di cui 966.000 € a carico dello Stato, mentre la quota restante è coperta da fondi già impegnati sul bilancio regionale.
Da anni si parla di questo intervento, vedremo ora se FUC riuscirà a realizzare l’opera nei termini indicati, nel mentre la Regione ha già messo le mani avanti, non fidandosi della sua società ferroviaria, indicando nel Protocollo d’Intesa, RFI quale soggetto attuatore qualora FUC non rispettasse il cronoprogramma degli interventi".
Infine le merci. "Ulteriore problema è dato dall’applicazione del decreto Madia per le società in house che prevede la possibilità di svolgere attività libera (es. trasporto merci) nel limite del 20% del fatturato dell’attività sociale affidata dalla Regione, nonché la Direttiva UE n. 34/2012 che impone la netta separazione tra la gestione del servizio tpl da quella della rete ferroviaria. Da ciò deriva la necessità di una forte rivisitazione generale della configurazione societaria e contabile di FUC al fine di conformarli alle nuove normative".
Un grido d'allarme molto accorato che può essere letto integralmente sul sito del Comitato cliccando qui.


