Pubblichiamo l'editoriale di Marco Mancini sulla rivista Note il magazine di FS Italiane dedicato ai pendolari.
Viaggiare sicuri è un diritto. Lo è la sicurezza, sempre, e nella duplice accezione che gli anglofoni ben distinguono lessicalmente in security e safety.
La prima, nel nostro mondo della mobilità pubblica, significa soprattutto difesa contro la microcriminalità, difesa da molestatori, borseggiatori e vandali. Negli ultimi numeri di Note abbiamo raccontato come Trenitalia Regionale stia dotando i propri treni di sistemi evolutissimi di videosorveglianza globale live. Ossia di strumenti che, a prescindere dall’irrealizzabile presenza di agenti di polizia a bordo di ogni singolo convoglio, costituiscono un significativo deterrente contro questi fenomeni e infondono sicurezza nei viaggiatori.



Trenitalia e tutto il Gruppo FS vantano poi anche una propria struttura di Protezione Aziendale con personale specializzato che collabora con le forze dell’ordine per monitorare ogni potenziale pericolo e prevenirlo.
La sicurezza - safety consiste invece nel creare le più idonee condizioni tecnologiche, organizzative e informative per azzerare il rischio di incidenti e pericoli all’incolumità fisica dei passeggeri, determinati dal viaggio in sé e dal mezzo utilizzato.
La tecnologia adottata da RFI e Trenitalia è tra le più evolute al mondo e le statistiche internazionali ci pongono ai vertici in fatto di safety. Non è un dato né un fatto scontato. Lo testimonia la volontà del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti di estendere i sistemi adottati dalle FS Italiane su tutta la rete nazionale, anche su quella non gestita oggi da RFI, e sui treni che la percorrono. Occorre invece non abbassare mai la guardia sul rispetto delle regole individuali. Perché la sicurezza è un diritto, ma anche un dovere.

La sbarra abbassata di un passaggio a livello non è un invito a fermarsi, è un divieto a oltrepassarla. La striscia gialla sul marciapiede non suggerisce di non superarla, lo impone. Attraversare i binari o,peggio, camminarci sopra, non è sconsigliabile, è vietato. Punto. Figuriamoci salire sopra il tetto di una carrozza ferroviaria.
Lo scriviamo, lo diciamo, lo ripetiamo fino all’ossessione. Continueremo a farlo. Non vorremmo piangere più giovani vittime, ree di fatali distrazioni o, peggio, di una malintesa interpretazione delle regole.
Perché i divieti, nel nostro ambito, non sono mai limitazioni della libertà individuale, ma sentinelle a tutela dell’incolumità da rispettare, senza deroghe.

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